“Sœgna l’inclusione” – lo sport come valore inclusivo

Un calcio al pallone, una sfera che finisce a canestro, una semplice corsa assieme o il paradosso di una mossa di arti marziali, che violenza non è. Lo sport può e deve essere al centro del dialogo interreligioso nel 2024, un’epoca segnata da conflitti, immigrazione massiva e relative ripercussioni socio-politiche.

Giovedì 30 maggio a Santa Cecilia di Eboli, con inizio alle 18, il confronto sul tema sarà bello, ricco, profondo. L’Istituto Comprensivo Virgilio ospiterà l’incontro dal titolo “Sœgna l’inclusione – lo sport come valore inclusivo”, organizzato dall’ufficio diocesano per lo Sport e il Tempo Libero e l’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso, all’unisono con la comunità musulmana di Battipaglia e di Eboli, con la comunità Ortodossa di Salerno, con la comunità Sikh di Battipaglia  e provincia e con l’Associazione Sportiva dilettantistica “Santa Cecilia” – Santa Cecilia di Eboli.

Interverranno Alfonso Raimo (Vescovo ausiliare eletto dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno), Said Rafik (Presidente Moschea di Eboli Santa Cecilia), Balwinder Singh (Vicepresidente vicario Tempio Sikh di Battipaglia), Alexandru Pistritu (Padre della Parrocchia rumena-ortodossa “San Matteo Apostolo ed Evangelista” di Salerno e Provincia), Carmine Zigarelli (Presidente Figc-Lnd Campania) e Demetrio Esposito (responsabile tecnico Asd Santa Cecilia), con le testimonianze anche di El Houssine Moutaouakil (vicecampione europeo di chanbara, istruttore di karate e kick boxing) e Kassoum Coulibaly, calciatore della Polisportiva Santa Maria Cilento che ha disputato l’ultimo campionato di calcio in Serie D.

“Sœgna l’inclusione”. Va bene con la o, perché in molti casi essa è ancora sognata, oppure cambiando la vocale, visto che c’è da segnarla, fissarla. Proprio ciò che in particolare Salerno e la sua provincia sud, interessate da un aumento della multiculturalità negli ultimi anni, vogliono provare a fare.

«Lo sport può unire in uno spirito di amicizia popoli e culture. Lo sport è un segno che la pace è possibile». Così Benedetto XVI parlò in un Angelus e Papa Francesco l’ha sottoscritto firmando il documento intitolato “Dare il meglio di sé” sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona. Lo sport si fa con sacrificio e gioia, armonia e coraggio, libertà e regole, creatività e collaborazione, uguaglianza e rispetto, solidarietà e inclusione: segni essenziali sui quali ancora non si è scommesso abbastanza. Parlare, dialogare e poi dare insieme un calcio ad un pallone non può che aiutare.

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